RESOCONTO DEL CONVEGNO

(a cura di Sara Ferluga e Mariangela Barbiero)

"L'ALBERO IN CITTA': SEMPLICE COSTO O GRANDE RISORSA?"


 

Venerdì 27 novembre 2009, presso il Circolo della Stampa di Trieste, si è svolto  dopo decenni di silenzio un  convegno finalmente dedicato all’albero in città, organizzato dal Comitato per la salvaguardia degli alberi di Piazza Libertà.
Dopo le presentazioni di rito, sono intervenuti esperti del settore, che hanno affrontato l’argomento da prospettive diverse.

I lavori sono iniziati con una relazione del prof. Francesco Ferrini, presidente della Società Italiana di Arboricoltura http://isaitalia.org/ e docente all’Università di Firenze, che ha illustrato i vantaggi e gli svantaggi della presenza delle alberature cittadine.

I vantaggi più o meno li conosciamo tutti: produzione di ossigeno,  abbattimento dei livelli di anidride carbonica CO2, mitigazione della temperatura, un maggiore equilibrio climatico, schermatura dal vento e dall’irradiazione solare, trattenimento delle famigerate polveri sottili  attenuazione dell'inquinamento acustico, aumento dell'umidità con conseguente riduzione dell'aridità, aumento della biodiversità, benefici alla salute.

 

In cosa consistano effettivamente tali benefici, pochi, se interrogati, saprebbero rispondere.

Grazie alla produzione di ossigeno e all'abbattimento delle polveri sottili, sappiamo che respiriamo meglio, però ignoravamo che la presenza del verde in ambiente urbano può ridurre considerevolmente l’incidenza delle allergie ai pollini, anche se può sembrare un controsenso. Abbiamo appreso infatti che è proprio il particellato atmosferico a renderci più predisposti a irritazioni e intolleranze (di vario genere, ma questa è un'altra storia). Con una sua drastica riduzione siamo meno soggetti ai fastidi provocati dai pollini.

Il beneficio alla salute non si esaurisce qui,  comporta anche un maggior equilibrio psicofisico. Studi di settore, condotti in metropoli ad alta criticità di traffico e criminalità, indicano che il verde urbano aumenta il senso di  benessere e fa diminuire  aggressività e  comportamenti disturbati, traducendosi  in una maggior sicurezza e vivibilità sociale e minori spese sociosanitarie. Ed è stato quantificato anche in termini economici il contributo dato dal verde urbano nel risparmio energetico, nella misura in cui abbassa le temperature in estate e le aumenta in inverno, creando barriere ai venti e/o  isolamento termico, ecc. ecc.

Possibile che i nostri amministratori siano tutti ciechi davanti a questi indubbi vantaggi? A onor del vero la realtà è complessa.
Intanto non tutto il verde ha la stessa valenza. Il contributo di un albero annoso e frondoso di una ventina d’anni  non è comparabile con  quello dato da un alberetto di pochi anni, neanche da più alberetti...  a meno che non si tratti dell’impressionante proporzione di 2700/1!
Inoltre la presenza del verde urbano comporta anche problemi che vanno a incidere sui pubblici bilanci: la cura e la  manutenzione con relative potature, l’asporto di foglie e frutti  caduti al suolo, il ripristino del manto stradale dissestato dalle radici, la difficoltà di posa delle tubazioni tra le stesse.

 

E riallacciandosi all’argomento potature, ha parlato poi  Giorgio Valvason, un seguace e un maestro della tecnica del tree climbing, il quale  si rifà alle teorie  di Klug e di  Shigo, che hanno ribaltato molte passate convinzioni. Oggi la dendrochirurgia è praticamente sparita. I tagli dovrebbero essere fatti su rami di diametro massimo di 10 cm e vanno disinfettati e non chiusi con mastice. Il mastice infatti può contribuire a creare zone umide e quindi più soggette a infezioni fungine. L’albero correttamente potato, nella giusta stagione e giornata, reagirà cicatrizzando e chiudendo da solo la ferita.
La potatura, anche quando sia stata fatta la scelta giusta,  in ambito urbano è difficilmente evitabile. A seguito di eventi traumatici (dal maltempo agli urti di autovetture, ecc.)  può rivelarsi necessaria per scongiurare  pericoli di crolli su cose e persone. E’ inoltre  utile per tenere in buono stato un albero e mantenere la sua forma tipica, alleggerendolo sapientemente  in modo che tutte le foglie possano ricevere più quantità di luce possibile e sia minore la superficie esposta al vento. In determinati casi una corretta manutenzione della chioma diminuisce una caduta fuori stagione delle foglie per insufficiente o mancata insolazione. Si tratta di tecniche che abbisognano di un serio apprendimento, la conoscenza non superficiale della biologia e fisiologia dell’albero e la potatura non può, come invece è malcostume diffuso, essere affidata alla prima ditta appaltatrice che offre prezzi più bassi e se la cava con una motosega e una cabina volante. Il tree climbing si effettua al meglio col concorso di due persone, una sull’albero che pota e l’altra al di sotto che guida.

Un bell'esempio è il lavoro fatto sul platano di Portugruaro, che era sbilanciato verso il fiume e rischiava di cadere compromettendo la stabilità delle fondamenta di un edificio storico. Come si può vedere dalle foto, l'intervento ha riequilibrato la chioma e di molto ridotto la pendenza, mantenendo inalterata la forma della specie.

marzo 2005
marzo 2005
maggio 2005
agosto 2005

Ha concluso i lavori  il dott. Andrea Maroè,  agronomo e direttore del verde pubblico di Udine, valente tree climber,  che ha esordito in maniera diretta sostenendo che tutti i problemi degli alberi in città sono causati dall’uomo - il loro peggior nemico - alla cattiva gestione e alla poca lungimiranza nelle scelte. “L’albero giusto al posto giusto” dovrebbe essere il principio ispiratore.  Cioè gli alberi devono essere piantati a distanza corretta tra loro e dagli edifici, e la scelta dovrà essere congrua, per evitare successive drastiche potature, fonti di infezioni e spesso anche causa di morte prematura.

[Facciamo un esempio di casa nostra: in via Battisti a Trieste erano stati correttamente piantati filari  di Robinia pseudacacia ‘Umbraculifera’  (altezza 6 m – diametro 4 m), www.havlis.cz/karta_en.php?kytkaid=460, ma pochi giorni fa chi scrive ha visto che si stanno sostituendo gli esemplari in cattiva salute con tigli (alberi che vanno dai 15 a 30 m di altezza), una scelta sciagurata, che richiederà continue potature.  E’ ben vero che il tiglio le sopporta, ma peseranno sul bilancio comunale… senza contare che un filare misto  di robinie e tigli è a dir poco stravagante...].

E’ tutto sbagliato, è tutto da rifare, direbbe Bartali (a chi ha l’età per ricordarselo).. E’ ben vero che gli alberi possono vivere benissimo anche in buche da 1 m di diametro (e anche meno),  purché il terreno sottostante sia in quantità sufficiente e di buona qualità... e questo non è quasi mai vero in città dove, tra tubazioni e cablaggi e scavi estemporanei, le radici si trovano spesso a mal partito.
Vengono letteralmente "calpestate" le più elementari regole agronomiche, che vietano il compattamento del suolo sotto la chioma dell’albero, né stanno meglio  le cortecce, che sono uno degli elementi vitali dell’albero, assieme a radici e foglie. Le cortecce vanno rispettate al massimo, non devono essere ferite né con i parafanghi di automobilisti incoscienti ma neanche con un chiodo: è nella corteccia che avviene lo scambio nutrizionale (è nell’esperienza comune la visione di alberi cavi in perfetta salute).
L’albero in città non è come l’albero nel bosco o in campagna. E’ in una situazione artificiale e quindi ha bisogno di grandi cure, non può farcela da solo, così come le nostre piante d’appartamento non sono paragonabili a quelle del giardino.
Ovviamente ci sono situazioni ereditate. Di scelte sbagliate e di soluzioni sbagliate. Tuttavia non siamo all’anno zero. Grandi maestri come Peter Klug, Harro Koch, Franz Boerner e Alex Shigo hanno fatto scuola. Oggi l’arboricoltura ha fatto grandi passi in avanti e ci sono tecniche e conoscenze avanzate per una gestione corretta dell’albero in città.

Se mettiamo sui piatti della bilancia costi e benefici, il piatto penderà oltre ogni dubbio dalla parte dei benefici.

Una buona amministrazione si preoccuperà di investire nella cura del verde, per due ottime ragioni, la prima è che quando si pianta un albero lo si fa per uno scopo ornamentale e quindi un albero smozzicato e rachitico è un nonsense, la seconda è che investendo sugli alberi si investe sulla salute del cittadino, ed è difficile trovare una ragione migliore.
Un buon amministratore non può pensare in meri termini elettoralistici, perché nessun albero dà il meglio di sé in cinque anni, ma deve pensare in termini umanistici, deve pensare che l’albero in città è una grande risorsa.

Al termine del convegno è stato proposto il “Manifesto dell’albero in città” sottoscritto dagli organizzatori del convegno, dai relatori e approvato a maggioranza dal pubblico presente, e che troverete cliccando qui.